domenica 6 giugno 2010

In ritardo sulla consegna...

Sullo scadere, ho terminato la mia opera per monsignor Yogurt...
Posto qui di seguito ciò che ne è venuto fuori....

Stamattina si è svegliata presto.
Un misto di ansia e gioia ha mosso tutti i suoi gesti: ha fatto il caffè
e per sbaglio ha versato un po’ di zucchero nel lavandino.
Non le è importato.
Il giornale era ancora sul tavolo e quando si è girata per prenderlo ha alzato gli occhi sulla finestra e ha visto la neve.
Si è avvicinata al vetro: una pioggia gelata, bianca, cadeva nel cortile a fiocchi spessi.
Non è riuscita a smettere di guardare.
Qualcosa ha cominciato a sciogliersi dentro di lei e a scorrerle lungo le braccia, le gambe.
Un po’ alla volta tutto è diventato nuovo, anche lei.
E non è che non abbia sentito il frastuono che viene dall’altra stanza.
Solo, non vuole muoversi, andare di là.
Si sente rinata ed è contenta di averlo fatto.

Fine incipit...

Per ora, il suo unico desiderio è di godersi il momento, senza pensare ad altro. Prima o poi sarebbe pur dovuto tornare il silenzio ed a quel punto lei avrebbe potuto infrangerlo aprendo la finestra, in modo da creare un minimo giro d’aria: l’aria è davvero viziata ed a lungo andare, le avrebbe guastato le emozioni.
Il suo era stato un taglio con il passato. Un taglio netto e preciso: neppure un chirurgo era mai stato capace di cotanta perfezione. O, almeno così pensa Susan, mentre sorseggia il caffè. È buono, ma manca un po’ di latte. Se solo avesse dei biscotti, inoltre, li intingerebbe con grande piacere nella bevanda: ha sempre adorato intingere i biscotti nel caffè, anche se generalmente preferisce farlo nelle tazze altrui, dal momento che odia solennemente le briciole che restano periodicamente a galleggiare, dopo che il biscotto ne sia uscito. Ma i biscotti non ci sono, quindi il problema non si pone, probabilmente.
“Quindi solo un caffè come colazione?” l’idea le sembra poco sensata, dal momento che, essendo oggi una giornata importante, dedicata al nuovo inizio, si ripromette anche di essere una giornata faticosa, nella quale Susan dovrà studiare bene come porre i mattoni della propria nuova vita. In effetti il progetto è già ben dettagliato: l’unica cosa da fare è metterlo in pratica.
“C’è ancora tempo” pensa Susan, sentendo diminuire il livello di suono emesso dalla stanza adiacente. Il giornale pesa ancora nella sua mano, mentre lei ammira la neve che scende ed imbianca la valle. “Non dovrebbe nevicare in questa stagione, quindi come posso ignorare questo segno degli dei? Loro mi stanno dicendo che ciò che ho fatto è giusto: sanno quanto io adori la neve.”
Susan sa che sulla prima pagina del giornale c’è la foto di Roger, suo marito, mentre si presta a dar spettacolo di sé stesso, di fronte alla stampa, con 2 ballerine sulle ginocchia in atteggiamenti equivoci, quindi evita di soffermarcisi, per non ritornare con la mente a quella sera.
“Fail”, come avrebbe detto Brendon, suo fratello: parte il flashback.
In realtà è un flash vero e proprio: la acceca.
Decine di flash la colpiscono in faccia, mentre centinaia di voci parlano all’unisono, mandandole in tilt qualunque senso su cui lei potesse fare affidamento per rimanere in piedi. Probabilmente se non avesse bevuto quel bicchiere di vino in più, ora sarebbe maggiormente padrona dei propri sensi, ma tant’è: l’ha bevuto ed ora sa di dover restare seduta, allo scopo di mantenere la dignità o, per lo meno, quella che lei definiva tale. Solo dopo una mezz’ora, Susan si accorge dell’assenza del marito. Si fa forza e va a cercarlo, ben conscia del fatto che solo un miracolo potrebbe tenerla in piedi. Stranamente, il miracolo avviene e lei può camminare fino all’atrio. Non ne è certa, ma ha la sensazione di aver chiesto informazioni a qualcuno, senza però ottenere riposte degne di nota.
Alla fine, riesce a raggiungere il giardino e lì lo trova: è seduto su una panchina, attorniato da fotografi e con quelle due femmine indecenti sulle ginocchia.
Normalmente si sarebbe girata e sarebbe corsa in un angolo a piangere, ma c’è qualcosa che pompa sangue al cervello. “Che sia il cuore?”Probabilmente è così. “E cosa viene pompato?” Probabilmente sangue e vino: una miscela pericolosa, una volta che raggiunge il cervello. Il sangue da al cervello la facoltà di parlare, mentre il vino distrugge ogni sorta di filtro, atto a selezionare in tempo reale tutte quelle affermazioni adatte e non alla situazione.
Ciò che Susan ricordi di aver detto non è riportabile sia per i contenuti, sia per la scarsa attendibilità, dovuta all’eccessiva percentuale di alcool presente nel sangue. Sta di fatto che dopo essersi dimostrata capace di un linguaggio molto meno signorile di quanto il proprio abito potesse lasciar intendere.
Fine del flash: Susan non ricorda altro della serata. Probabilmente è svenuta e Brandon l’ha portata a casa. Il giorno successivo le rimaneva solo un ricordo annebbiato di ciò che era accaduto. L’unica sensazione persistente era il rancore che provava verso l’uomo che aveva sedotta, sposata e tradita. Lui si comportava con lei come se nulla fosse accaduto; come se l’avesse “perdonata” per la scenata della sera precedente e per qualunque cosa lei gli avesse detto. Susan cercava del senso di colpa negli occhi di lui, ma vi trovava un animo sereno ed in pace con sé stesso. Al contrario di quanto la logica vorrebbe, in realtà, c’era dell’offesa soffocata.
Questo non poteva venir paragonato a nulla di diverso dalla benzina gettata sulle fiamme del suo animo già in subbuglio. Ella dunque meditava una vendetta che per giustizia divina le spettava di diritto… E durante il pranzo, le venne mostrata la via.
Ora è il silenzio.
È ora di mettere in pratica la seconda parte del proprio progetto. Ha già tagliato le cipolle e preparato gli altri ingredienti. Le pentole sono tutte pulite e pronte ad ospitare ogni cosa. La camera da letto emana un olezzo insopportabile, ma Susan era preparata a questo ed entra con passo sicuro. Suo marito giace sul materasso contorto in un’improbabile smorfia di dolore: è evidente che l’oscura signora ha atteso, prima di liberarlo. Mentre raccoglie i suoi resti senza vita, Susan cerca con la mente la soluzione migliore per ripulire la stanza, ritenendolo, tutto sommato, un dettaglio trascurabile.
Durante la notte, Susan aveva appeso la preziosa collezione di spade antiche del marito al soffitto della camera con un filo che si sarebbe spezzato, non appena lui si fosse mosso. Lei è orgogliosa di aver escogitato per lui una morte simile per Brandon. “Non si merita nulla di meglio”, pensa.
Ora il corpo del marito viene portato in cucina, dove il tritacarne che avevano comperato il mese scorso sta per essere inaugurato.
Mentre si dà da fare, Susan ripensa al concorso regionale di cucina, dove lei presenterà il suo capolavoro culinario. Ha pensato a lungo come chiamarlo ed alla fine ha deciso che si limiterà a presentare il piatto come “Il ragù di mio marito”, una salsa di carne speziata il cui ingrediente segreto era un mistero anche per lei.

Fine.

La mia certezza è una ed una sola: non piacerà XD

2 commenti:

  1. Bè...possiamo dire che la tua certezza è stata smentita....
    Ribadiamo ciò che abbiamo già affermato...a noi piace ^__^
    Del resto capiamo anche come ci si sente quando si "produce" un racconto che non autosoddisfa perchè si può sempre fare di meglio.
    Il condominio tifa per "il ragù di mio marito".
    Buon inizio settimana

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