lunedì 28 luglio 2014

Why so serious...?

Ricordi ancora, fratello, l'ultima volta in cui hai riso?
Bada bene, ho detto proprio "riso", non "sorriso".
Riesci a ricordare l'ultima volta che ti sei lasciato sopraffare da una sana e piena risata? Di quelle da non riuscir a respirare, da doverti tener stretta la pancia dolorante, piegato in due con una bizzarra smorfia sul viso?

Probabilmente era prima, fratello mio, perché non riesco a ricordare, nell'ultimo anno, un'occasione che ti veda in preda alle convulsioni isteriche del riso.

Ridere ti faceva bene una volta ricordi?
Ti faceva sentir folle e ti lasciava quel retrogusto di serenità, una volta terminato.

Cos'è successo? Dove hai perso la tua capacità di ridere, ridere come se l'aria mancasse, come se respirassi a pieni polmoni del gas esilarante.

Sei diventato troppo serio, fratello mio.
Hai sostituito la risata con l'acidità. Sei diventato freddo e pungente come mai ti avevo conosciuto.
Sembri vuoto, come privato di quella fiammella di vita che animava le tue membra.

Sembri così umano, così poco te stesso.

Ti senti stretto nel tuo misero corpo. Vorresti che il tempo si estendesse, per poter vivere appieno ogni secondo.

Oh, sì: io vedo i tuoi pensieri, le tue emozioni, i tuoi desideri più nascosti.
Vedo le tue paure.

Dovresti reagire, lo sai?

Prendi questa vita per i fianchi e spostala dove meglio preferisci.
Se il tuo giorno è fatto di sole 10 ore, fregatene e vivi quelle, come puoi, come riesci, come vuoi. 

Non dico che tu non sia felice.
Non dico che tu non abbia trovato una qualche forma di felicità.

Stai certamente meglio di quanto non stessi nei mesi passati, eppure hai perso qualcosa lungo la strada.
Hai perso la reale capacità di perdere te stesso e se ti leghi troppo a te stesso, io non posso aiutarti a vivere meglio.

Rifletti su questo, fratello mio.

Ricorda queste parole... Pensa di meno, vivi di più...

...ridi...

lunedì 21 luglio 2014

Go back home.

E si ritorna sempre a casa, qualsiasi cosa si faccia, la propria casa è sempre lì ad attenderci.
7 giorni in vacanza dalla mia Regina, 4 giorni a Rimini alla fiera del fumetto.

Un viaggio in treno che mi è sembrato estenuante ed interminabile.

Sono a casa.

Restano solo ricordi di ciò che viviamo. Ricordi e sensazioni.

Il tempo è corso troppo rapidamente, come una bottiglia di vino che si svuota dopo pochi bicchieri e ti lascia confuso e disorientato, impreparato a ricominciare a vivere una vita normale.

Mi resta la sensazione di aver vissuto un sogno per una settimana e di essermi svegliato in un altro sogno meno piacevole, dove tutti hanno uno scopo, ad eccezione di me.

Dicono sia bello avere uno scopo, un sogno, una passione e si notava che quelle persone l'avevano. Vivevano per quella passione, mentre io per cosa vivo?

Produci, consuma, crepa.

Sembra che questo antico adagio non sia poi abbastanza vecchio da essere passato di moda.
Sembra sia valido per molte persone, come me, ad esempio.

Non mi si fraintenda, per carità, mi son divertito anche negli ultimi 4 giorni.
Solo che, quel senso di vuoto che si sente quando noti che ti manca quel qualcosa che tutti gli altri hanno e che tutti sono lì per quel qualcosa che tu non riesci ad afferrare ed il cui significato non ti è davvero ben chiaro.
Non sono certo delle mie sensazioni ma trovarsi in mezzo a tutte quelle persone così certe di ciò che volevano raggiungere, così certe di aver raggiunto l'Olimpo con un abito, ha fatto scattare questo vuoto nello stomaco, come se mi fossi trovato fuori dal mio ambiente, che ora non so neppure quale sia. Son passate le ore e quel vuoto si è definiti, è stato messo a fuoco fino a capiure che si trattava di mera invidia verso chi sa cosa voglia raggiungere, che novità: ho sempre invidiato chi avesse uno scopo.

Nulla di nuovo sotto il sole, insomma, né sotto la luna che ci protegge con i suoi raggi magici.

Forse vino e blog dovrebbero viaggiare separatamente, forse il vino è semplicemente troppo poco...

Forse tutti dovrebbero credere in qualcosa... io credo che, prima di andare a dormire, berrò ancora un bicchiere e ripenserò al mio mare che si avvicina mentre il treno corre e mi sento come cullato dalle onde ancora troppo lontane per esser sentite.
Quel mare che mi fa sentire così a casa, come nessun altro luogo può esserlo.

lunedì 7 luglio 2014

"Quando eri bambino, era questo l'uomo che volevi diventare?"

Una volta, tempo fa, mia madre, riferendosi alle mie relazioni, mi disse "sai, credo che ci sia una sola persona di cui tu sia realmente innamorato: te stesso."
A suo tempo ho riso, reputandola un'affermazione divertente, oggi mi chiedo dove sia tutto quell'amore verso me stesso.
Posso davvero dire di amare m stesso, nel momento in cui ho dovuto creare nella mia mente un fratello cinico ed oggettivo che mi giudicasse e mi facesse notare tutti i miei errori passati e futuri, senza prendersi la responsabilità di nessuno di essi ma approfittando di ogni occasione per proiettarmeli davanti sotto forma di ricordi di pessimo gusto?.

Commetto errori.
Spesso.
I miei sbagli raramente restano privi di conseguenze verso chi mi circonda, per questo cerco di tenere a distanza tutti, mentre una parte di me sente il peso della solitudine.
Raramente i miei errori si ripercuotono direttamente su di me.

Tempo fa pensavo con un misto di orgoglio e soddisfazione al fatto che la mia situazione dell'epoca fosse frutto delle mie scelte passate. Sia di quelle positive, sia di quelle negative. Ogni cosa era stata predisposta perché io arrivassi esattamente lì e mi sembrava fosse tutto perfetto.
Oggi so che è così. Sono però spariti l'orgogli e la felicità per le scelte fatte e per il sentiero percorso fino ad ora.
Sto bene qui dove sono?
Sì.
Mi piace come ci sono arrivato?
No.
Il traguardo non vale il percorso. la coscienza grida e sbraita, mentre mio fratello ride e mi elenca i miei, i nostri stessi peccati, come se dovessi perdonarli a me stesso. Come se davvero potessi farlo.

Ti diverti, fratello mio, a ricordarmi tutte le scelte sbagliate del mio passato, pregustando quelle future?
Avresti fatto di meglio, non è vero, se fossi stato al mio posto?
Me lo mostri spesso, nei sogni che offri nelle notti di ricordi agitati ed inquieti.

I sogni...
Portali verso universi paralleli, in cui un'altro sentiero si è deciso di imboccare.
Come sarebbe andata la mia vita se avessi fatto questa o quella scelta in questa o quella situazione?
Solo congetture, non è vero?
Le mie lo sono di certo. Io non sono te. Le tue sono certezze, però.
E allora mostrami gli altri mondo, fratello mio.
Offrimi il sapere, mia maledizione.
Mostrami l'infinito delle possibilità che la vita avrebbe potuto offrire, se avessi agito diversamente.

Offrimi un sogno, fratello mio.
Offrimi l'eternintà del multiverso.

Forse mi donerai ciò che chiedo, forse risponderai al mio richiamo.
Credo sia lecito sperare, almeno.
In fin dei conti, una volta nella vita, l'impensabile capita a tutti.